A volte, accoccolati in noi, in quei momenti unici, quelli in cui tutto si ferma,
quando ogni piccolo dettaglio è visibile e una sola scena racconta interi mondi,
si fa strada un pensiero.
La scena ci lascia, il mondo torna quello di prima, tutto tace, nessuna musica carezza l’Anima, quasi depressi, torniamo al solito mondo, quello fatto di abitudine, noia e follia.
Rimane un senso di insoddisfazione leggero e profondo e una domanda aleggia nell’aria.
Calando lentamente il pensiero si posa, lascia malinconiae desiderio, un vago senso di fame, voglia di un oggi migliore.
Che fare se non lasciarsi trasportare, fantasticando mondi lontani, sperando che arrivino a curare quello attuale?
Questo piccolo alito di Vita, gonfia da sempre le ali a poeti e sognatori.
Sospinge il mondo verso la sua destinazione.
Così comincia il grande viaggio di ogni Piccolo Pioniere.
Sospinto da questo strano vento di primavera, mi appresto alla soglia della mia piccola casa.
Queste strane parole, udite come musica che mi avvolge, si scrivono in me.
Toccando corde che non sapevo di avere, insieme suonandomi e lasciandomi scritto come uno spartito.
Una grande ode che devo solo seguire.
Era tutto cosi chiaro un momento fa, adesso quasi mi perdo, non ricordo chi ero, che strana sensazione. Lì, appeso all’infinito come un alito di falena.
Che strana la vita. Ti prende ti lascia, ti attraversa e ti vive, rimane un caldo profumo che ti invita a inseguirla, ma goffi e piccoli si inciampa e si cade, viene da piangere al pensiero, ma come fare? Come non rialzarsi per continuare a inseguire?
Senza parole, ancora avvolto dal ricordo del profumo, continuo a camminare.
Caspita che grande folla! Sono tutti qui davanti a me: Santi, Poeti, Musici e Truffatori e ancora mille altri che a stento ricordo.
Quanto vociare, che grande confusione, tutti che parlano, tutti che vogliono afferrarmi.
Vieni qui, ho il potere!
Seguimi, non te ne pentirai!
Dai Dai, andiamo, avrai l’amore!
Brani fra tanti, mille voci sovrapposte in un'unica follia.
Che stolto! Ecco cosa! Sono ancora in terra, caduto, non volendo sono scivolato in una buca.
Ecco! Ora li vedo! Topi in gabbia che si affollano caotici e spaventati, cercano un uscita, ma è cosi semplice è lì davanti a loro.
Mi affanno, grido per chiamarli.
Ecco venite, è qui la strada!
Venite vi prego!
Sciocchi seguitemi!
Poi mi riscuoto, sono diventato come loro?
Anche io richiamo fra le urla altri che fanno lo stesso?
No, non può essere questa l’uscita.
Questa è la buca, sono ancora steso per terra, non mi sono ancora alzato.
Ah si! Erano le famose stelline che si vedono quando si cade, vedevo solo altri mille me stesso, in un caleidoscopio di tentativi di risalire.
Sono indispettito e mi guardo intorno ancora, ignoro la confusione ed essa scema fino a sparire.
E’ buio ora, silenzio ovunque e nessuno in vista, mi guardo e non vedo niente.
Dove sono?
Cerco di ricordare come ero, braccia, gambe, faccia, aspetta! Idea!
Non mi piacevo mica più di tanto! Adesso mi rifaccio meglio.
Ecco si! Ora si! Sono come mi volevo.
Però non c’è nessuno da cui farmi guardare, quasi quasi torno giù nella buca.
Ma quelli manco ascoltano, figurati se mi vedono..
E che faccio?
Pensa e pensa e pensa e ripensa e pensa e pensa ancora, ma ancora niente.
Sono qua, da solo e con tutto a disposizione, mi basta immaginarlo.
Allora aspetta, adesso rifaccio il mondo, ma anche quello mica mi piaceva come era.
Faccio meglio anche quello! Più piante, gli Animali che parlano, io che volo con bianche ali, mamma che fatica!
E pensare che sono ancora dentro a quel profumo, me ne accorgo cosi,
semplice e travolgente, sono ancora dentro al ricordo del profumo di vita.
E mannaggia, rialzare mi sono rialzato, ma quello la è avanti ancora.
E come si fa? Dove vado?
Uffa!
Ricominciamo ancora, ma non ci capisco più niente, sono stanco, stufo e ancora non ho capito dove e come sono, si il mondo che prima mi condizionava, forse ora non lo ascolterò più, li ho visti poi, tutti li a urlare vieni, lo so anche io poi, ho urlato anche io.
Che branco di scemi che sembravamo.
Ma possibile che non esista nessun altro?
Solo urlatori?
Magari non sto guardando bene, magari ci sono altri profumi, altre musiche, magari è tutto qua con me, devo solo guardare meglio.
Che roba, incredibile, si è tutto acceso, sembra una festa di compleanno di quelle a sorpresa, quelle che senti urlare auguri e vedi tutto il tuo mondo che ti sorride e ti fa festa, però qua ognuno fa festa per se.
E’ come un fuoco di artificio, mille scintille si uniscono in un disegno solo.
La cosa incredibile è che ne faccio parte anche io, adesso danzo con una fatina dalle ali d’argento che luccicano, ha granelli di brillio intenso, mille piccole gemme decorano le sue ali, il viso lo vedo appena tanto è luminosa e io unisco le mie mani alle sue.
Benvenuto mi dice, benvenuto ripete, piango cosi tanto dalla gioia che ho paura di affogarla, ma lei ride e ride ancora e il suono delle sue risa mi porta altrove.
Spuma di oceano si infrange con forza contro quello che sembra un bastione invalicabile, ricordo un castello sull’oceano, disposto come un faro.
Le immagini si accavallano, brani della mia vita si sovrappongono alla visione e ricado giù.
Caspita che emozione, è stato come stare dentro alla più fantasmagorica delle sensazioni, sono pieno di gioia che vibra leggera e frizzante, ho vissuto una vita là, forse di più, era tutto immenso e infinito, non vedevo fine da nessuna parte, volavo come volano le nuvole, ma salivo rapido, veloce come aria intorno a una saetta.
Che dire? Il viaggio mi ha scombussolato, prima era un profumo, ora è stato come entrare in un turbine, il corpo canta, mi parla e mi dice che non sarò più lo stesso, che mi sono liberato, il mondo non ha più presa, io sono rinato.
Nel silenzio che sento capisco che è vero, non sono più lo stesso, mi sento diverso.
Calmo e mobile, osservo il mondo con altri occhi.
Ma dove sono quelle sensazioni , dov’è quella vita che tanto inseguo?
L’ho persa ancora, forse mi sono attardato troppo a ripensare, eppure forse posso continuare ancora.
Forse adesso mi muovo davvero, anche se non so come.
Scivolo forse, scivolo e galleggio verso quello che desidero.
Sento ancora movimento leggero e delicato, come un sorso di acqua che scende in gola.
Sento che prosegue ancora.
Fatico a rimanere concentrato, sono cosi lontano da dove ero, sembra davvero un altro mondo, non sono più convinto di niente e tutto sembra nuovo e immacolato.
Vedo ancora buio, dolore, urla e disgrazie, ancora come un canto, ma greve e quasi medioevale, si ne sono certo, lo sento chiaramente.
Questa musica evoca angoscia e paura, addolora e non consola, crea bitorzolute forme di nera pece, quasi cemento.
Che orrore, fermi! Smettetela! Ancora una volta urlo. Questa volta non a vuoto.
Facce dure, come orchi si appressano intorno a me, qualcosa mi strappa via.
Che paura! Devo stare attento! Ho rischiato di finire il mio viaggio appena dopo iniziato.
Ci sono grandi pericoli in questo mare che solco, qualcosa mi prende.
Mi sento forte adesso, qualcosa mi insegna rapidamente tutto quello che devo sapere.
E’ il mio navigatore e vedo la mia nave.
Risponde al mio pensiero, tutto si adegua al bisogno, in poco tempo acquisto potere.
Posso combattere quegli ammassi neri, so che posso, devo solo volere e lasciare che la forza sgorghi.
Non sono più io, ormai faccio parte di un grande esercito.
Un grande fronte unico, fatto di argento e di spade, corazze lucenti, esseri splendenti.
Sono uno con loro, sento il loro impegno, inesorabili si abbattono, ricordo ancora la spuma del mare, è stato ieri ma la ricordo come fosse ancora ora.
La stessa decisione ci anima, il lavoro è molto, è necessaria urgenza.
Troppi soffrono, la misura è colma.
Un pensiero fatto di forza e coscienza mi accoglie e guida.
E’ forte e grande, molto più di tutti noi, l’esercito è diventato un piccolo punto, come un glifo, un emblema, un distintivo in un pulsante, una ruota e una leva che viene mossa, un elastico filo del pensiero di un grande essere.
Mi riscuoto ancora, esco dalla mia mente e mi osservo.
Vedo che il grande essere sono io, è la mia volontà di uscire dai miei confini.
Le battaglie mi appartengono e sono entrambi gli schieramenti perché non mi sono ancora mosso oltre me stesso.
Un salto fa finire la guerra interiore. Il nemico non esiste.
Esiste solo la mia ignoranza, il mio non voler guardare dentro.
Calma mi avvolge mentre mi guardo intorno e vedo molti altri intorno a me.
Sembro l’unico sveglio, ne vedo molti rotolarsi e contorcersi, in preda a dolori generati solo da loro stessi, ma vedo anche strane macchine e avverto la presenza di una vasta rete di macchinari.
Salto avanti e guardo da fuori, abile nello staccarmi dai corpi che sperimento, vedo una nave, non il mio piccolo vascello con il suo navigatore, ma un complesso e vasto essere dal corpo meccanico, vivo quanto lo sono io, ma lasciato li, si muove in un ambito che non comprendo, non per ora almeno. Poi qualcosa si assesta dentro di me.
Vedo milioni di altri macchinari complessi e potenti, che vivono e si intersecano, rimango di sasso quando mi accorgo di stare ad osservare il regno degli insetti.
Una membrana si rompe poco più in alto di me, la sento quasi alla fronte.
Lo schiocco è sordo e una cascata di potente energia entra in me.
So che le onde hanno bucato il bastione, il mare entra dentro di me.
Da Uomo faccio un ironico sorriso, ci crediamo tanto grandi, evoluti ed eccelsi e poi si scopre, che solo dopo una lunga lotta e un viaggio immenso si riesce ad arrivare dove sono gli insetti, e che esseri incredibili che sono!
Tutta la tecnologia del mondo non saprebbe descrivere tanta perfezione, so e sento che sono gli operai del cosmo, divinità nello stato operativo, coscienti e capaci di operare ogni modifica, incredibile, da lasciare senza fiato.
Mi spiegano che portano dentro di loro la coscienza umana, o quel poco che ne esiste, aspettando pazientemente che esca dal suo stato di oblio, mi parla di punizioni imminenti, di grande pericolo per chi rimane in lotta con se stesso.
E’ tutto chiaro per quanto sconvolgente, l’uomo non ha perso la facoltà di creare, nessuna creatura di Dio per quanto distorta la perde, ma il tempo stringe, Dio è stanco di coltivare dentro di se questo cancro.
Vuole gli umani liberi e niente altro, ultimi disperati tentativi si compiono per dare occasione di guarire.
Gli insetti mi parlano ancora, la natura ha subito fin troppo la pazzia umana, Dio nono vuole altro dolore, non c’è più tempo per gli indugi.
Un unico e ultimo sforzo di pazienza lo spinge a eseguire gli ultimi tentativi, ma niente altro.
Sento tristezza emanare dal mio interlocutore, la calma e l’operosità, il piacere di eseguire il suo compito lo costituiscono, in un unico e solido desiderio di fare, la sua natura lo porta ad essere avvilito del non poter fare niente, qualcosa lo conforta.
La fonte che lo direziona ha decretato la fine dei tentativi e mi informa che la Madre mi vuole parlare.
Di botto ricordo chi sono, era mio compito vagliare se esistesse la possibilità di porre fine alla piaga e come.
Infiltrato nella malattia con un ago sono un composto evoluto. Valuto e riporto in modo trasparente.
La mano che mi ha iniettato è la mia, ero in un piccolo campione.
Il quadro cambia ancora, sono di nuovo nella nostra nave, la Madre mi aspetta.
Faccio rientrare nel corpo della nave il banco di lavoro, mi attardo solo un attimo.
Le pareti trasmettono le correnti di forza esterne, le accarezzo per un attimo, controllo nel flusso di dati le ultime variazioni.
Sono cosciente del momento che stiamo vivendo, pensare che scrivo da una cameretta parole su un pc mi fa sorridere, dal pc mi domando come cambierà la realtà.
Il contatto per un attimo cade, ricordo che ero partito per scrivere poche righe, un abbozzo di libro regalo, volevo fare una cosa tipo hobbit, un raccontino da regalare, o forse volevo solo fare esercizio di scrittura.
Adesso da uomo capisco che c’era ben altro in ballo.
Solo un attimo per riguardare le pagine scritte, il titolo scherzoso, ridacchio sapendo che quella volpe che mi tira i fili e che se ne sta sull’astronave ha pensato al titolo giusto.
Il bello di Dio è che si è tutto direttamente, non servono ferrari per correre in pista.
Sono io che scrivo la ferrari e chi mi porta sono sempre io, tanto che mi sento chiamare.
Dai che la Madre aspetta, dobbiamo ancora fare altro, poi ti mando a fare mezzo riposino.
Con un piccolo movimento interno ritorno nelle mani che toccano le correnti di forza.
Lascio le pareti della nave e sorrido ancora.
Poco prima di scrivere ho fatto fare al mio amico al pc un piccolo esercizio.
Davanti allo specchio in bagno, ne ha uno di quelli che si aprono con tre piccole ante, quindi ha potuto aprendole, vedersi riflesso sia alla sua destra che alla sua sinistra.
L’ho fatto giocare a parlare fra due se stesso, serviva a prepararlo a questo, si è molto divertito e anche io, c’è tempo per tutto, anche per ridere di gusto, Dio sa quanto è importante.
Ha avuto una bella giornata il mio cuccioletto umano, ha fatto molto su e giù per i mondi.
Mentre penso cammino verso la destinazione.
L’energia della parete della nave mi ha portato alla nostra zona tattica, trovo la Madre in piedi, tiene la mano appoggiata a una poltroncina, è rivolta di schiena verso i monitor.
Mi saluta, tocco lo schermo, inserisco gli ultimi dati, l’energia corre dalle mie mani, lo schermo elabora.
La Madre mi chiede: Che ne dici?
Ci penso un attimo, valuto e soppeso, la situazione mi è chiara, dico alla Madre che siamo in grado di convertirli quasi del tutto in breve tempo.
Il mio giro di oggi ne è stata la prova, la via c’è. I nostri mezzi ci permettono di correggere la realtà come fosse computer grafica in un film, siamo in grado di correggere la scena materiale in un modo rapido e diretto, non prevedo intoppi.
La Madre mi chiede se sono sicuro e poi quanto ci vorrà.
Le do una stima corretta dei tempi, insieme cerchiamo il modo di accelerarli, i nostri strumenti riverberano di energia.
E’ stato raggiunto un punto cruciale e per questo ne lasciamo testimonianza scritta.
Nessuna descrizione divina reale è mai stata trasmessa agli umani a causa dell’inadeguatezza dei messaggeri, distorsioni e vicende personali hanno macchiato la Verità.
Logico in un mondo che si torce su se stesso temendo di morire.
Sono i primi giorni del nuovo mondo.
Ricordo una sensazione del mio corpo, una voce fuori campo che diceva.
Te ne andrai all’alba del nuovo mondo, faccio un sorriso, sento incastrarsi al posto giusto le varie tessere del mosaico che riguarda la mia vita terrena.
La calma che sento mi suggerisce che stanno per succedere grandi cose, intanto che loro arrivano, vado a farmi il mio riposino.
quando ogni piccolo dettaglio è visibile e una sola scena racconta interi mondi,
si fa strada un pensiero.
La scena ci lascia, il mondo torna quello di prima, tutto tace, nessuna musica carezza l’Anima, quasi depressi, torniamo al solito mondo, quello fatto di abitudine, noia e follia.
Rimane un senso di insoddisfazione leggero e profondo e una domanda aleggia nell’aria.
Calando lentamente il pensiero si posa, lascia malinconiae desiderio, un vago senso di fame, voglia di un oggi migliore.
Che fare se non lasciarsi trasportare, fantasticando mondi lontani, sperando che arrivino a curare quello attuale?
Questo piccolo alito di Vita, gonfia da sempre le ali a poeti e sognatori.
Sospinge il mondo verso la sua destinazione.
Così comincia il grande viaggio di ogni Piccolo Pioniere.
Sospinto da questo strano vento di primavera, mi appresto alla soglia della mia piccola casa.
Queste strane parole, udite come musica che mi avvolge, si scrivono in me.
Toccando corde che non sapevo di avere, insieme suonandomi e lasciandomi scritto come uno spartito.
Una grande ode che devo solo seguire.
Era tutto cosi chiaro un momento fa, adesso quasi mi perdo, non ricordo chi ero, che strana sensazione. Lì, appeso all’infinito come un alito di falena.
Che strana la vita. Ti prende ti lascia, ti attraversa e ti vive, rimane un caldo profumo che ti invita a inseguirla, ma goffi e piccoli si inciampa e si cade, viene da piangere al pensiero, ma come fare? Come non rialzarsi per continuare a inseguire?
Senza parole, ancora avvolto dal ricordo del profumo, continuo a camminare.
Caspita che grande folla! Sono tutti qui davanti a me: Santi, Poeti, Musici e Truffatori e ancora mille altri che a stento ricordo.
Quanto vociare, che grande confusione, tutti che parlano, tutti che vogliono afferrarmi.
Vieni qui, ho il potere!
Seguimi, non te ne pentirai!
Dai Dai, andiamo, avrai l’amore!
Brani fra tanti, mille voci sovrapposte in un'unica follia.
Che stolto! Ecco cosa! Sono ancora in terra, caduto, non volendo sono scivolato in una buca.
Ecco! Ora li vedo! Topi in gabbia che si affollano caotici e spaventati, cercano un uscita, ma è cosi semplice è lì davanti a loro.
Mi affanno, grido per chiamarli.
Ecco venite, è qui la strada!
Venite vi prego!
Sciocchi seguitemi!
Poi mi riscuoto, sono diventato come loro?
Anche io richiamo fra le urla altri che fanno lo stesso?
No, non può essere questa l’uscita.
Questa è la buca, sono ancora steso per terra, non mi sono ancora alzato.
Ah si! Erano le famose stelline che si vedono quando si cade, vedevo solo altri mille me stesso, in un caleidoscopio di tentativi di risalire.
Sono indispettito e mi guardo intorno ancora, ignoro la confusione ed essa scema fino a sparire.
E’ buio ora, silenzio ovunque e nessuno in vista, mi guardo e non vedo niente.
Dove sono?
Cerco di ricordare come ero, braccia, gambe, faccia, aspetta! Idea!
Non mi piacevo mica più di tanto! Adesso mi rifaccio meglio.
Ecco si! Ora si! Sono come mi volevo.
Però non c’è nessuno da cui farmi guardare, quasi quasi torno giù nella buca.
Ma quelli manco ascoltano, figurati se mi vedono..
E che faccio?
Pensa e pensa e pensa e ripensa e pensa e pensa ancora, ma ancora niente.
Sono qua, da solo e con tutto a disposizione, mi basta immaginarlo.
Allora aspetta, adesso rifaccio il mondo, ma anche quello mica mi piaceva come era.
Faccio meglio anche quello! Più piante, gli Animali che parlano, io che volo con bianche ali, mamma che fatica!
E pensare che sono ancora dentro a quel profumo, me ne accorgo cosi,
semplice e travolgente, sono ancora dentro al ricordo del profumo di vita.
E mannaggia, rialzare mi sono rialzato, ma quello la è avanti ancora.
E come si fa? Dove vado?
Uffa!
Ricominciamo ancora, ma non ci capisco più niente, sono stanco, stufo e ancora non ho capito dove e come sono, si il mondo che prima mi condizionava, forse ora non lo ascolterò più, li ho visti poi, tutti li a urlare vieni, lo so anche io poi, ho urlato anche io.
Che branco di scemi che sembravamo.
Ma possibile che non esista nessun altro?
Solo urlatori?
Magari non sto guardando bene, magari ci sono altri profumi, altre musiche, magari è tutto qua con me, devo solo guardare meglio.
Che roba, incredibile, si è tutto acceso, sembra una festa di compleanno di quelle a sorpresa, quelle che senti urlare auguri e vedi tutto il tuo mondo che ti sorride e ti fa festa, però qua ognuno fa festa per se.
E’ come un fuoco di artificio, mille scintille si uniscono in un disegno solo.
La cosa incredibile è che ne faccio parte anche io, adesso danzo con una fatina dalle ali d’argento che luccicano, ha granelli di brillio intenso, mille piccole gemme decorano le sue ali, il viso lo vedo appena tanto è luminosa e io unisco le mie mani alle sue.
Benvenuto mi dice, benvenuto ripete, piango cosi tanto dalla gioia che ho paura di affogarla, ma lei ride e ride ancora e il suono delle sue risa mi porta altrove.
Spuma di oceano si infrange con forza contro quello che sembra un bastione invalicabile, ricordo un castello sull’oceano, disposto come un faro.
Le immagini si accavallano, brani della mia vita si sovrappongono alla visione e ricado giù.
Caspita che emozione, è stato come stare dentro alla più fantasmagorica delle sensazioni, sono pieno di gioia che vibra leggera e frizzante, ho vissuto una vita là, forse di più, era tutto immenso e infinito, non vedevo fine da nessuna parte, volavo come volano le nuvole, ma salivo rapido, veloce come aria intorno a una saetta.
Che dire? Il viaggio mi ha scombussolato, prima era un profumo, ora è stato come entrare in un turbine, il corpo canta, mi parla e mi dice che non sarò più lo stesso, che mi sono liberato, il mondo non ha più presa, io sono rinato.
Nel silenzio che sento capisco che è vero, non sono più lo stesso, mi sento diverso.
Calmo e mobile, osservo il mondo con altri occhi.
Ma dove sono quelle sensazioni , dov’è quella vita che tanto inseguo?
L’ho persa ancora, forse mi sono attardato troppo a ripensare, eppure forse posso continuare ancora.
Forse adesso mi muovo davvero, anche se non so come.
Scivolo forse, scivolo e galleggio verso quello che desidero.
Sento ancora movimento leggero e delicato, come un sorso di acqua che scende in gola.
Sento che prosegue ancora.
Fatico a rimanere concentrato, sono cosi lontano da dove ero, sembra davvero un altro mondo, non sono più convinto di niente e tutto sembra nuovo e immacolato.
Vedo ancora buio, dolore, urla e disgrazie, ancora come un canto, ma greve e quasi medioevale, si ne sono certo, lo sento chiaramente.
Questa musica evoca angoscia e paura, addolora e non consola, crea bitorzolute forme di nera pece, quasi cemento.
Che orrore, fermi! Smettetela! Ancora una volta urlo. Questa volta non a vuoto.
Facce dure, come orchi si appressano intorno a me, qualcosa mi strappa via.
Che paura! Devo stare attento! Ho rischiato di finire il mio viaggio appena dopo iniziato.
Ci sono grandi pericoli in questo mare che solco, qualcosa mi prende.
Mi sento forte adesso, qualcosa mi insegna rapidamente tutto quello che devo sapere.
E’ il mio navigatore e vedo la mia nave.
Risponde al mio pensiero, tutto si adegua al bisogno, in poco tempo acquisto potere.
Posso combattere quegli ammassi neri, so che posso, devo solo volere e lasciare che la forza sgorghi.
Non sono più io, ormai faccio parte di un grande esercito.
Un grande fronte unico, fatto di argento e di spade, corazze lucenti, esseri splendenti.
Sono uno con loro, sento il loro impegno, inesorabili si abbattono, ricordo ancora la spuma del mare, è stato ieri ma la ricordo come fosse ancora ora.
La stessa decisione ci anima, il lavoro è molto, è necessaria urgenza.
Troppi soffrono, la misura è colma.
Un pensiero fatto di forza e coscienza mi accoglie e guida.
E’ forte e grande, molto più di tutti noi, l’esercito è diventato un piccolo punto, come un glifo, un emblema, un distintivo in un pulsante, una ruota e una leva che viene mossa, un elastico filo del pensiero di un grande essere.
Mi riscuoto ancora, esco dalla mia mente e mi osservo.
Vedo che il grande essere sono io, è la mia volontà di uscire dai miei confini.
Le battaglie mi appartengono e sono entrambi gli schieramenti perché non mi sono ancora mosso oltre me stesso.
Un salto fa finire la guerra interiore. Il nemico non esiste.
Esiste solo la mia ignoranza, il mio non voler guardare dentro.
Calma mi avvolge mentre mi guardo intorno e vedo molti altri intorno a me.
Sembro l’unico sveglio, ne vedo molti rotolarsi e contorcersi, in preda a dolori generati solo da loro stessi, ma vedo anche strane macchine e avverto la presenza di una vasta rete di macchinari.
Salto avanti e guardo da fuori, abile nello staccarmi dai corpi che sperimento, vedo una nave, non il mio piccolo vascello con il suo navigatore, ma un complesso e vasto essere dal corpo meccanico, vivo quanto lo sono io, ma lasciato li, si muove in un ambito che non comprendo, non per ora almeno. Poi qualcosa si assesta dentro di me.
Vedo milioni di altri macchinari complessi e potenti, che vivono e si intersecano, rimango di sasso quando mi accorgo di stare ad osservare il regno degli insetti.
Una membrana si rompe poco più in alto di me, la sento quasi alla fronte.
Lo schiocco è sordo e una cascata di potente energia entra in me.
So che le onde hanno bucato il bastione, il mare entra dentro di me.
Da Uomo faccio un ironico sorriso, ci crediamo tanto grandi, evoluti ed eccelsi e poi si scopre, che solo dopo una lunga lotta e un viaggio immenso si riesce ad arrivare dove sono gli insetti, e che esseri incredibili che sono!
Tutta la tecnologia del mondo non saprebbe descrivere tanta perfezione, so e sento che sono gli operai del cosmo, divinità nello stato operativo, coscienti e capaci di operare ogni modifica, incredibile, da lasciare senza fiato.
Mi spiegano che portano dentro di loro la coscienza umana, o quel poco che ne esiste, aspettando pazientemente che esca dal suo stato di oblio, mi parla di punizioni imminenti, di grande pericolo per chi rimane in lotta con se stesso.
E’ tutto chiaro per quanto sconvolgente, l’uomo non ha perso la facoltà di creare, nessuna creatura di Dio per quanto distorta la perde, ma il tempo stringe, Dio è stanco di coltivare dentro di se questo cancro.
Vuole gli umani liberi e niente altro, ultimi disperati tentativi si compiono per dare occasione di guarire.
Gli insetti mi parlano ancora, la natura ha subito fin troppo la pazzia umana, Dio nono vuole altro dolore, non c’è più tempo per gli indugi.
Un unico e ultimo sforzo di pazienza lo spinge a eseguire gli ultimi tentativi, ma niente altro.
Sento tristezza emanare dal mio interlocutore, la calma e l’operosità, il piacere di eseguire il suo compito lo costituiscono, in un unico e solido desiderio di fare, la sua natura lo porta ad essere avvilito del non poter fare niente, qualcosa lo conforta.
La fonte che lo direziona ha decretato la fine dei tentativi e mi informa che la Madre mi vuole parlare.
Di botto ricordo chi sono, era mio compito vagliare se esistesse la possibilità di porre fine alla piaga e come.
Infiltrato nella malattia con un ago sono un composto evoluto. Valuto e riporto in modo trasparente.
La mano che mi ha iniettato è la mia, ero in un piccolo campione.
Il quadro cambia ancora, sono di nuovo nella nostra nave, la Madre mi aspetta.
Faccio rientrare nel corpo della nave il banco di lavoro, mi attardo solo un attimo.
Le pareti trasmettono le correnti di forza esterne, le accarezzo per un attimo, controllo nel flusso di dati le ultime variazioni.
Sono cosciente del momento che stiamo vivendo, pensare che scrivo da una cameretta parole su un pc mi fa sorridere, dal pc mi domando come cambierà la realtà.
Il contatto per un attimo cade, ricordo che ero partito per scrivere poche righe, un abbozzo di libro regalo, volevo fare una cosa tipo hobbit, un raccontino da regalare, o forse volevo solo fare esercizio di scrittura.
Adesso da uomo capisco che c’era ben altro in ballo.
Solo un attimo per riguardare le pagine scritte, il titolo scherzoso, ridacchio sapendo che quella volpe che mi tira i fili e che se ne sta sull’astronave ha pensato al titolo giusto.
Il bello di Dio è che si è tutto direttamente, non servono ferrari per correre in pista.
Sono io che scrivo la ferrari e chi mi porta sono sempre io, tanto che mi sento chiamare.
Dai che la Madre aspetta, dobbiamo ancora fare altro, poi ti mando a fare mezzo riposino.
Con un piccolo movimento interno ritorno nelle mani che toccano le correnti di forza.
Lascio le pareti della nave e sorrido ancora.
Poco prima di scrivere ho fatto fare al mio amico al pc un piccolo esercizio.
Davanti allo specchio in bagno, ne ha uno di quelli che si aprono con tre piccole ante, quindi ha potuto aprendole, vedersi riflesso sia alla sua destra che alla sua sinistra.
L’ho fatto giocare a parlare fra due se stesso, serviva a prepararlo a questo, si è molto divertito e anche io, c’è tempo per tutto, anche per ridere di gusto, Dio sa quanto è importante.
Ha avuto una bella giornata il mio cuccioletto umano, ha fatto molto su e giù per i mondi.
Mentre penso cammino verso la destinazione.
L’energia della parete della nave mi ha portato alla nostra zona tattica, trovo la Madre in piedi, tiene la mano appoggiata a una poltroncina, è rivolta di schiena verso i monitor.
Mi saluta, tocco lo schermo, inserisco gli ultimi dati, l’energia corre dalle mie mani, lo schermo elabora.
La Madre mi chiede: Che ne dici?
Ci penso un attimo, valuto e soppeso, la situazione mi è chiara, dico alla Madre che siamo in grado di convertirli quasi del tutto in breve tempo.
Il mio giro di oggi ne è stata la prova, la via c’è. I nostri mezzi ci permettono di correggere la realtà come fosse computer grafica in un film, siamo in grado di correggere la scena materiale in un modo rapido e diretto, non prevedo intoppi.
La Madre mi chiede se sono sicuro e poi quanto ci vorrà.
Le do una stima corretta dei tempi, insieme cerchiamo il modo di accelerarli, i nostri strumenti riverberano di energia.
E’ stato raggiunto un punto cruciale e per questo ne lasciamo testimonianza scritta.
Nessuna descrizione divina reale è mai stata trasmessa agli umani a causa dell’inadeguatezza dei messaggeri, distorsioni e vicende personali hanno macchiato la Verità.
Logico in un mondo che si torce su se stesso temendo di morire.
Sono i primi giorni del nuovo mondo.
Ricordo una sensazione del mio corpo, una voce fuori campo che diceva.
Te ne andrai all’alba del nuovo mondo, faccio un sorriso, sento incastrarsi al posto giusto le varie tessere del mosaico che riguarda la mia vita terrena.
La calma che sento mi suggerisce che stanno per succedere grandi cose, intanto che loro arrivano, vado a farmi il mio riposino.
Di C. A.
Tratto dal Libro: Terra di Diamante
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