di
Franco Libero Manco
“Voi vegetariani mangiate molti vegetali e dimenticate che anche la pianta soffre”. E’ vero, ma il quantitativo di piante sacrificate da coloro che mangiano la carne è infinitamente maggiore, dal momento che un kg di carne equivale a migliaia di piante consumate dall’animale. Inoltre i vegani consumano principalmente non la pianta ma i frutti della pianta, come pomodori, melanzane peperoni, carciofi, zucchine cereali, legumi ecc. che non richiede l’uccisione della pianta, perché siamo consapevoli che anche la pianta vuole vivere e non essere recisa. Ed è questa maggiore sensibilità verso la vita il nostro fiore all’occhiello.
Sarà questa nuova coscienza, questa nuova sensibilità a dare all’essere umano la componente morale capace di realizzare un mondo nuovo, diverso, migliore: una persona capace di valorizzare e rispettare anche la pianta non può non valorizzare e rispettare un animale e tantomeno un essere umano, ed è questo il fulcro della cultura universalista vegan: l’amore ed il rispetto verso tutto ciò che vive.
Le piante non sono cose ornamentali, ma esseri senzienti di forma diversa dagli umani e dagli animali. La loro sensibilità è stata accertata sperimentalmente da molti ricercatori e documentata, tra gli altri, dallo studioso indiano Jagadish Chandra Bose, autore di“Response in the living and non – living”? e documentata anche dallo studioso indiano Jagadish Chandra Bose e accertata poi sperimentalmente mediante elettrodi collegati alla pianta. E’ stato verificato che emettono vibrazioni che tradotte in note musicale generano una melodia simile ad un canto, ad un concerto. Ricercatori dell'Università di Firenze hanno dimostrato che anche le piante hanno un cervello e quindi capacità cognitive, emozioni, pensieri ed elaborazione degli stessi e tentano di risolvere i problemi che si presentano, a volte attivando ormoni che tengono lontani certi parassiti.
Alcuni ricercatori italiani sono stati fra i primi a fare queste scoperte: "Le Piante hanno una testa pensante con la quale comunicano, prendono decisioni in caso di difficoltà, ricordano, cioè hanno memoria e perfino una sorta di autocoscienza. Le piante mettono in atto una trasmissione sinaptica identica a quella dei tessuti neurali animali. Esse comunicano con le altre piante attraverso l'atmosfera ed il terreno stesso nel quale sono radicate per mezzo di neurotrasmettitori; hanno persino cura "parentale", cioè dei loro figli ! Ciò significa che tutte le piante hanno anche intelletto, memoria, sensazioni di piacere, eccitazione sessuale, simpatie ed antipatie con altri componenti della stessa specie o specie diverse”.
Noti sono anche gli esperimenti degli anni 60-70 di alcuni ricercatori che dimostrarono che le piante sono molto sensibili alla musica ed infastidite dal rumore; che crescono meglio e più forti, che danno frutti più dolci, se sottoposte a una certa musica, mentre "soffrono" con il rumore o con musiche aggressive.
Noto è anche l’esperimento di Cleve Backster. Da un gruppo di sei uomini fu scelta una persona che avrebbe dovuto "assassinare una pianta". Ognuno dei sei, in ordine casuale, entrò in una stanza dove vi erano due filodendri. Alla fine solo una pianta era ancora in vita e in buone condizioni; l'altra era stato strappata dal suo vaso, lacerata ed infine schiacciata sul pavimento da uno dei visitatori. L'unico testimone di questa brutta storia era il filodendro sopravissuto. Il "criminale" fu individuato in modo assai semplice. Backster collego il suo oscillografo al filodendro sopravissuto. Chiese quindi alle sei persone "sospette" di porsi in fila ed entrare nella stanza, una per volta. Quando l'"assassino" varcò la porta, la pianta emise l'equivalente elettrico di un grido.
Le piante avvertono la luce e reagiscono ai suoi stimoli curvandosi verso la fonte luminosa oppure volgendo ad essa le loro foglie. Se per un certo periodo si innaffia il terreno solo su un lato della pianta, dopo alcune settimane si può osservare che le radici sono rivolte verso la parte di terreno annaffiato. Lo stesso fenomeno si verifica se si concima il terreno in un solo punto. Questo dimostra che le piante sono in grado di percepire gli stimoli chimici costituiti dall’acqua o dal concime e di reagire con dei movimenti.
Non vi è demarcazione tra l’universo minerale e quello animale. Se gli animali percepiscono il dolore come noi umani, il mondo vegetale percepisce il dolore nella ininterrotta correlazione del tutto, senza possibilità di separazione, anche se può essere diversa la sofferenza percepita da ogni singola specie.
La percezione del dolore è l’essenza stessa della vita: senza la capacità di accusare dolore, sofferenza, paura di morire nulla esisterebbe nell’universo, ne consegue che tutto ciò che vive è in grado di percepire disagio, sofferenza: se così non fosse per gli esseri viventi vivere o morire sarebbe la stessa cosa e la vita stessa sicuramente si sarebbe estinta forse sul nascere.
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