giovedì 2 febbraio 2017

A ROMA UN MONUMENTO AGLI ANIMALI

Di
Franco Libero Manco

PROPOSTA PER REALIZZARE A ROMA UN MONUMENTO AGLI ANIMALI CHE HANNO CONTRIBUITO AL PROGRESSO DELLA SOCIETA’ UMANA 
Considerato che gli animali, specialmente quelli d’affezione domestici hanno dato un contributo determinante all’uomo nel corso del suo cammino evolutivo, condividendo fatiche e sofferenze nel duro lavoro dei campi, restando spesso uccisi nella battaglie per la libertà del nostro paese durante i conflitti armati, patendo insieme all’uomo la fame, le ferite, salvando da morte sicura molte persone in innumerevoli circostanze con il trasporto, specialmente in località montane ed inaccessibili, di medicinali e viveri, sfamando gli esseri umani con il loro latte, coprendoli con la loro lana e difendendo la sua proprietà ed il suo gregge. 
Considerando il grande valore del loro silenzioso sacrificio a vantaggio dell’essere umano, considerata la loro, spesso, abnegazione e la loro fraterna affezione; considerato che l’animale al pari dell’uomo è in grado di soffrire, di nutrire sentimenti e quindi di avere diritto ad una giusta considerazione, si lancia il progetto per realizzare una scultura/monumento da collocare, possibilmente nei pressi di un luogo simbolo, come il mattatoio, per commemorare tutti gli animali che sono stati utilizzati dall’uomo e che hanno contribuito al progresso della società umana. 
E’ giusto ricordare che l’esercito di Napoleone contava 180.000 cavalli prima di invadere la Russia; alla fine della disastrosa ritirata ne restarono soltanto 60. Durante la prima guerra mondiale sul fronte europeo si sono ritrovati 11 milioni di cavalli, 200 mila tra piccioni e colombi, 100 mila cani e moltissimi altri come muli, asini, maiali, buoi, oche e galline. Animali adibiti al trasporto di armi, vettovaglie, fare la guardia, trovare feriti, segnalare la presenza di gas, spedire messaggi, tenere compagnia ecc. 
Si calcola che nella prima Guerra Mondiale siano morti otto milioni di cavalli e innumerevoli muli ed asini. Il quotidiano inglese The Guardian riferisce che nella prima Guerra Mondiale i soldati usassero le lucciole per leggere le cartografie di notte. Un cane di nome Rob fece oltre 20 lanci col paracadute nel Nord Africa e in Italia e un piccione viaggiatore, denominato Cher Amì recapitò una dozzina di messaggi senza mai fallire. Durante la prima Guerra Mondiale morirono 20.000 piccioni. In Vietnam 5000 cani affiancarono le truppe americane; di questi solo 150 tornarono a casa, gli altri morirono uccisi o abbandonati a se stessi in quel territorio. Da considerare che gli animali d’allevamento e specialmente quelli da compagnia sono sempre le prime vittime non sopravvivono mai durante una guerra. 
Nel Central Park di New York vi è la statua dedicata al cane Balto, capo muta della slitta che trasportò l’antitossina tifoide da Nemana per 900 chilometri sopra il suolo ghiacciato, oltre corsi d’acqua traditori, attraverso tormente artiche, sino a Nome, nell’Alaska colpita dal flagello del tifo nell’inverno del 1925. la statua è dedicata alla resistenza, alla fedeltà, allo spirito indomabile dei cani da slitta. Anche nella maggiore stazione ferroviaria di Tokio c’è un grazioso monumento ad un cane che attese invano in quella stazione il ritorno del suo padrone fino alla fine dei suoi giorni. A Bologna, alla finestra dell’attuale palazzo Bersano, in via Oberdan, vi è il monumento dedicato al cane che dalla gioia di veder ritornare l’amato padrone per abbreviare il tragitto si buttò da quella finestra uccidendosi. 
Nel centro di Londra è stato realizzato un monumento nazionale dedicato agli animali che hanno combattuto, sofferto e sono morti affianco delle forze britanniche e con gli Alleati in guerra. Il monumento raffigura un cavallo, un cane e due muli carichi con intorno un muro di pietra su cui sono scolpiti altri animali coinvolti nella varie guerre.
Si cercano artisti disposti ad elaborare un modello/prototipo
da far approvare al Comune

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