giovedì 2 febbraio 2017

AMMALATI DI FATALISMO

di
Franco Libero Manco

Perché gli animali selvatici non si ammalano quasi mai, fino all’ultimo giorno sono pieni di vitalità e si spengono senza il calvario che invece accompagna l’esistenza degli umani? Probabilmente perché seguono istintivamente le leggi naturali e si alimentano esclusivamente con ciò che ha previsto per loro Madre Natura. Cosa che non succede tra gli umani flagellati da innumerevoli malattie dovute ad un cattivo stile di vita e ad un’alimentazione innaturale quanto dannosa. Ma a mio avviso, salvo casi eccezionali, guarire è possibile da qualsiasi malattia, purché si  eliminino le cause che l’hanno determinata, e purché non sia troppo tardi la decisione di invertire la rotta. 
La malattia si manifesta come sforzo dell’organismo per eliminare le tossine accumulate in anni di intossicazione, di cattivi stili di vita, pessima alimentazione, inquinamento chimico, farmacologico, atmosferico, mentale, emozionale ecc: E’ il processo naturale di autodifesa, lo strumento attraverso cui opera per recuperare la salute, e bisogna che faccia il suo corso, mentre qualunque trattamento farmacologico/chimico/terapico rende ancor più gravoso il suo compito. 
Tutte le capacità curative sono intrinseche nell’organismo che tende spontaneamente verso la guarigione. Nello stesso momento in cui mi procuro una ferita, un taglio inizia l’opera di riparazione, indipendentemente da qualunque intervento medicamentoso esterno.
Quindi è l’organismo che cura se stesso non i trattamenti che arrivano dall’esterno e il nostro contributo sta nella volontà di adottare uno stile di vita in modo da potenziare il sistema immunitario e così liberarlo dalle tossine accumulate che causano la malattia. Eccessi di ogni tipo indeboliscono il sistema immunitario: eccessi nel mangiare, nell’attività fisica, nell’attività sessuale, rabbia, preoccupazione, odio, cattiveria, eccessivo sforzo mentale ecc. 
Il concetto comune è che si sceglie il male minore, che una sostanza chimica, fitoterapica ecc. suscita nell’organismo la reazione giusta a farlo guarire. Ma non esistono prodotti chimici, estratti, isolati, privi di effetti collaterali. Ogni interferenza esterna ostacola la naturale guarigione.
Qualunque cosa sia nociva al corpo durante lo stato di salute non può essere benefica in stato di malattia. Se il corpo non ha bisogno di una certa sostanza in stato di salute non può averne bisogno in stato di malattia. Come se i veleni facessero bene negli stati di malattia e male negli stadi di salute. 
Se prendo un etto di valeriana l’organismo avrà una reazione completamente diversa che se prendo dieci tazze di caffè, ma la reazione dell’organismo ha sempre il medesimo scopo, quello di ristabilire l’armonia delle funzioni. Se prendo un integratore per compensare la carenza di un particolare principio nutritivo, i benefici sono temporanei, e spesso anche dannosi: qualunque sostanza è benefica solo se in sintonia che gli altri principi di cui fa parte in natura; se isolata, estrapolata, di sintesi genera un equilibrio funzionale fittizio, anomalo, forzato che non può durare né apportare benefici.
Non c’è una cura per il fegato, una per il rene, una per il cuore o una per il pancreas: esiste un’unica malattia (la tossiemia) come esiste un’unica terapia che porta alla guarigione: l’eliminazione della causa che consente all’organismo di recuperare l’energia vitale necessaria: riposo, serenità d’animo, digiuno, aria buona e attività fisica  sono il miglior contributo che possiamo dare al nostro organismo per consentirgli di recuperare il benessere. Anche se vi sono terapie prive di effetti collaterali, come l’osteopatia, la chiropratica ecc. se non si eliminano le cause il problema è solo rimandato. 
Il nostro stile di vita è improntato a delegare ad altri il compito di salvarci dai problemi che ci causiamo e cerchiamo la soluzione nelle pratiche che ci consentono di continuare a vivere senza dover rinunciare a ciò che ci piace, anche se ci danneggia: concetto agli antipodi della visione universalista che crede nelle capacità dell’individuo di essere medico di se stesso, responsabile e artefice del proprio bene fisico, mentale e spirituale. 
La medicina allopatica trova nella negligenza umana la sua più forte alleata, perché autorizza l’ammalato a perseverare nelle sue abitudini nocive: l’individuo in genere preferisce rischiare la malattia  piuttosto che rinunciare al piacere dei suoi vizi.
Se io che scrivo avessi la necessità di dovermi curare per una qualunque grave patologia cercherei  rimedio nella medicina naturale; se invece mi trovassi nella necessità di decidere come combattere una massa tumorale, delle cisti, calcoli o fibromi, sceglierei di sottopormi ad un digiuno più o meno intenso a seconda della gravita della situazione (in quest’ultima condizione facendomi seguire da esperti nel settore, e certamente avrei molte  possibilità di guarire); ma se decidessi di sottopormi ad un intervento chirurgico o una terapia farmacologica subito dopo adotterei uno stile di vita consono alle leggi naturali dell’igienismo, consapevole che non serve eliminare gli effetti prodotti dal mio organismo se resta nella condizione di riprodurre la malattia.

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