martedì 7 febbraio 2017

Essere o non essere… vegan?


La parola vegan deriva dalla contrazione della parola vegetarian e, come tutte le parole, ha una storia che, a sua volta, è un percorso umano di ricerca, conoscenza e presa di coscienza. In qualche modo possiamo affermare che ‘vegan’ è l’evoluzione, in tutti i sensi possibili, di ‘vegetarian’.
Non è un caso che a sollevare il problema se sia ingiusto mangiare carne e corretto cibarsi e vestirsi con derivati che riducono gli animali in condizioni di schiavitù e sfruttamento, sia stata una selezione di persone vegetariane, già consapevoli di quanto uccidere per nutrirsi fosse contrario non solo alla salute ma anche al vivere stesso.
Essere vegan nasce quindi da una consapevolezza: siamo tutti esseri viventi, persone umane e persone non umane, il rispetto dell’individualità di ognuno è la base della convivenza, qualsiasi altra risposta laterale è dire di si alla violenza generata dal sentirsi in diritto di usare gli altri.
Essere vegan quindi non è una dieta, anche se ci sono persone ‘vegetaliane’ per motivi essenzialmente di salute o ecologici, e non è uno stile di vita, anche se molti vegan hanno tratti comuni nell’organizzarsi la giornata, la spesa e i consumi, l’educazione dei figli. 
Essere vegan è un’etica, vale a dire un modo di vedere la realtà e di misurare su questo il proprio comportamento.
Perché essere vegan? 
Per non usare gli animali, per non sfruttarli in alcun modo, per non essere i mandanti della schiavitù a cui il genere umano li ha ridotti facendola passare come la “naturale” conseguenza del procacciarsi da vivere e quindi del sopravvivere sulla Terra. 
Può l’umanità del Terzo Millennio accettare ancora l’allevamento da carni, il circo, la sperimentazione, il cinodromo, la catena in un giardino, la gabbia e l’acquario? 
Gli animali sono compartecipi del nostro vivere sulla Terra, con loro condividiamo sentimenti quali la difesa dei figli, la coerenza del rapporto coniugale, il patimento per la perdita di qualcuno, la lealtà nell’amicizia, il gusto del gioco. 
Gli animali elaborano diversamente per le loro capacità cognitive, ma condividono con noi l’essere vivi, l’anelito alla libertà e alla completezza, come noi sentono il dolore.
Chi è arrivato a queste righe è almeno incuriosito dal mondo e dal pensiero vegan e forse ne vuole sapere di più: in calce metteremo una piccola bibliografia per chi volesse approfondire. 
La cosa importante da sapere adesso è che nessuno ci può “trascinare” a diventare vegani, perché essere vegan prima di essere un dovere morale quale è nasce come un sentimento, qualcosa di molto personale. Per questo sentimento abbiamo girato tutti la testa dall’altra parte quando piombava la mannaia sul collo del coniglio o della gallina “ruspanti” che eravamo andati a comperare in campagna, quando al mare il subacqueo stacca con un morso la giugulare al polpo o quando il pesce a riva si dibatte mentre muore soffocato, quando evitiamo di guardare in faccia e negli occhi il cane alla catena, lo scimpanzé in gabbia, il delfino che picchia sul vetro della vasca, il vitello sul tir il cui viaggio, dopo avergli massacrato tutte le ossa, ha come destinazione il macello. 
Per questo stesso sentimento approviamo divertiti e con un senso di piacere quando un cane ci fa le feste e un gatto ci offre confidenza, quando apprendiamo che una famiglia ha adottato un maiale con gioia di grandi e piccini o che un rapace o un orso bruno hanno fatto amicizia con i ricercatori da anni sulle loro tracce. 
Amicizia, lealtà, riconoscimento dell’altro, piacere della convivenza: cose che fanno bene e che ci rendono migliori.
Qualcuno potrebbe dire che l’etica vegan ‘riduce’ l’umanità a livello degli altri animali; fosse davvero così non ci sarebbe niente di male, ma in realtà è vero l’esatto contrario: è proprio credere che l’umanità possa variare le sue abitudini grazie alle sue capacità intrinseche d’ingegno – lo dimostrano i millenni di storia che abbiamo sulle spalle – che fa in modo che l’etica vegana creda nel cambiamento del rapporti umanità-animali, facendo prevalere la vita senza violenza
Questo non vuol dire che ci si debba sentire ‘superiori’: la piramide, dove chi sta in basso sono generalmente i più e chi sta in alto sono in pochissimi, come facile modo di riordinare le cose è un eredità dei tempi antichi di guerra e di lotta per la sopravvivenza, quando era il “capo”, il più forte, la figura intorno alla quale stringersi. 
Ora i tempi sono cambiati, non ancora per tutti, purtroppo, ma molti di noi possono concedersi il lusso di cominciare a pensare in modo diverso, paritario, condiviso, che esclude la violenza dalla vita quotidiana; abbandonando uno schema che, trasformando l’uomo nel più feroce predatore mai esistito, ci consegna tra le mani un primato, un “Oscar alla carriera” che non porta con sé neppure un grammo di gioia.
Allora, se siete arrivati fin qui, possiamo invitarvi a fare un altro passo; cominciate a chiedervi: qual è la catena di produzione di un formaggio? Delle uova? Del miele? Della lana e della seta? Delle giacche in piume d’oca?
Piccoli esercizi di consapevolezza che potrete fare anche poco la volta; l’importante, come sempre nella vita, è pretendere la verità, dire e dirsi la verità. 
Non è facile. 
Ogni prodotto di origine animale conduce a ritroso in un percorso di morte e tortura, bisogna avere coraggio per inoltrarvisi dentro.
Dopo questi percorsi d’informazione, potrete chiedervi, ad esempio, sapendo che tutto il latte in commercio è rubato a un certo vitello che viene fatto nascere apposta perché sua madre abbia il latte e per diventare lui stesso carne: posso rinunciare a questo pezzo di formaggio nel piatto? 
Oppure, posso rinunciare a comperarmi un altro maglione di lana, prediligendo d’ora in poi, la felpa di cotone, la canapa, il lino?
Può essere questa, la rinuncia a un pezzo di sofferenza altrui servito in tavola o abbellito in una vetrina, la chiave che ci apre il mondo che da decenni idealizziamo senza mai essere riusciti a raggiungerlo, quello senza violenza e sopruso che desideriamo da sempre e che è qui a portata di ognuno.
Per saperne di più
P. SingerLiberazione animale, Arnoldo Mondadori Editore
T. ReganGabbie vuote, La sfida dei diritti animali, Edizioni Sonda
J. Moussaieff MassonChi c’è nel tuo piatto?, Cairo Editore
A. M. ManzoniNoi abbiamo un sogno, Bompiani
M. JoyPerché amiamo i cani, mangiamo i maiali, indossiamo le mucche, Edizioni Sonda

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