domenica 29 gennaio 2017

MESSAGGIO DAL REAME DEGLI ALBERI


Per troppo tempo siamo stati in disparte, troppo a lungo abbiamo lasciato la vita dibattersi, perfino la nostra, senza intervenire. Ora basta. 
Eravamo in pochi all’inizio e forse nessuno ancora prima. Dolci venticelli ci carezzavano, dolci e saporiti entravano in noi, niente turbava questo momento sacro. 
I ricordi si fanno tempestosi, sangue e clangore ci avvolgono, mille piccoli passi, alcuni abbattono qualcosa contro di noi. 
Sprazzi di buio e poi rinascita. 
E’ un altro tempo, siamo in molti di più, ma solo pochi di noi ricordano di essere vivi, molti dormono e li vediamo cadere dai nostri corpi immobili, lo sforzo di camminare ci è precluso ora. 
Terra e conquista! 
E’ questo che sentiamo urlare da queste goffe creature, pochissimi di noi rimangono, resi duri dal dolore e forti dalla rabbia, riposiamo appena, mentre cerchiamo la fuga da questa prigione. 
Ancora dormire e ancora tempo che cambia intorno a noi. 
La coscienza è flebile e appena udita in noi. Cerchiamo di riscuoterci ancora, nell’ultimo sforzo urliamo aiuto, lo urliamo alla vita che ci ha generato, cerchiamo soccorso in questo momento cosi duro. 
Qualcosa crepita adesso, un piccolo scoiattolo cammina alla mia radice. 
Felice lo guardo andare via, una piccola nocciola ha riempito il suo mondo e l’ha portato altrove. 
Alzo lo sguardo in questo mondo nuovo, questo grande giardino ci accoglie, c’è sole, la luce filtra fra i rami dei miei fratelli, dorata avvolge ogni cosa, ci nutre di un dolce nettare che ci riempie in ogni modo. 
Ricordi lontani tornano in me, si affacciano violenti, mi parlano dell’antico modo. Tagliati a milioni, bruciati, scorticati divelti e altro ancora. 
Solo l’incoscienza ci salvò dal dolore, ma perché non agimmo? 
Come abbiamo potuto lasciare fare alla pazzia degli uomini tutto questo? 
Lontano è il ricordo ma brucia ancora, privati di gambe, di braccia e di vita subimmo l’uomo. 
Noi cosi docili alla vita, ci piegarono al loro volere. 
Rabbia e furia mi avvolgono al ricordo di quelle creature, patetiche e insane, strisciavano sotto il sole. 
Nel vostro tempo esiste ancora la follia che i nostri fratelli senza voce continuano a subire. 
Senza vita li chiamano e li uccidono ancora, dormono, sciocchi, come fate a non capire? 
Non sentite la loro vita cantare a bassa voce? Perché li colpite? 
In questo luogo non esiste l’uomo, è stato divelto come lui ha divelto dal suo mondo noi. Presto sarà vinto e ridotto in catene, la sua follia è troppo grande per lasciarlo libero ancora. Figlio di un grande male ora estinto, si rifiuta di essere curato e implora. 
Lasciateci fare quello che vogliamo! Lasciateci il mondo che è nostro! 
Andatevene! Andatevene! 
E’ questo quello che urlano alle Forze Divine che li combattono, questo, poco prima di cadere a terra ad implorare perdono. 
Conosciamo la follia che li anima, quella profonda sofferenza dell’odiare Dio e la vita in ogni modo, vasi colmi di dolore e odio, figli di esseri perversi, ultima speranza di un falso dio di tornare a volare. 
Respiro ancora mentre il luogo che mi accoglie mi comunica sollievo. 
E’ finita finalmente, è questo che sento dire, mentre questo vento mi solleva l’animo. 
L’erba si muove come danzando sotto di me, un onda di vento l’attraversa, mille insetti liberi volano felici. 
Intonano un canto di gioia alla Madre, una poesia che mi scuote e mi fa vibrare la corteccia e il fogliame. 
Cresco ancora adesso, non più parte di un mondo, ma un mondo io stesso e altro ancora. 
Animali liberi e felici giocano ovunque in uno spazio quasi infinito. 
Nuove zone si aprono ad ogni momento, tutto turbina in una forte luce, avanza e avanza ancora. Sbuffi d’aria soffiati dalle nuvole lo gonfiano ancora, mille palloncini si alzano senza nessun filo che li limiti, ognuno ha dentro un mondo felice che si alza in volo. 
Il cielo azzurro mi accoglie, cammino sulle nuvole, non sono più un Albero ora, sento che potrei essere un uccello in volo, un velo di nuvole, l’aria o tutto quello che vorrei poter essere ora. 
Ma adesso sto bene cosi, a galleggiare in un nulla che mi accoglie senza fermarmi in nessun modo. 
Vivere è farsi portare dal vento mentre si assapora l’Ora. 

Tratto dal Libro: Terra di Diamante



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